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Empowerment: la Voce della Coach

30 November 2021

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La Dott.ssa Vera Colangione è una coach AICP (dell'Associazione Italiana Coach Professionisti) e una ferma sostenitrice dell'empowerment femminile!

Pensando che fosse perfetta per il nostro WinLet Magazine (soprattutto per approfondire questo tema sull'emancipazione), abbiamo deciso di intervistarla... fortunatamente ha accettato!

1. Ciao Vera, è un piacere conoscerti! Abbiamo notato il tuo blog e ci è piaciuto molto. La tua mission in pratica è quella di "Fornire nuovi occhiali per guardare nitidamente te stessa e il tuo futuro". Cosa ti ha spinta ad aprire il tuo blog?
Volevo un contenitore per le storie che racconto. Le storie che racconto sono frutto delle mie sessioni. Sono le storie delle donne che ho ascoltato. Sono frutto del mio vissuto.
Voglio fare in modo che chi legge sappia che non è sola. Che altre persone come lei stanno vivendo le stesse situazioni, rimuginando gli stessi pensieri, vivendo le stesse paure.
Quando c'è qualcosa che non va, la sensazione che si ha è quella di sentirsi soli, in balia della tempesta che imperversa.
La domanda più frequente è: ”Perché proprio a me?” “Cosa ho sbagliato?”. La sensazione che l'accompagna è quella di essere in gabbia senza vie di fuga.

2. Quali sono i sentimenti in gioco quando si parla di empowement femminile?
L'emozione predominante è la paura. La paura del giudizio altri, di non essere abbastanza per le persone care e perse stesse.
Frustrazione perché si agisce nell'ottica di rendere felici gli altri, e questo inevitabilmente ti porta a sbagliare, a non ascoltarti, a non darti valore. È come essere iscritti alla corsa ad ostacoli con le scarpe troppo piccole e strette.
Rassegnazione, la mancanza di strumenti per superare la tempesta. Raggiunta la soglia di tolleranza, la necessità di trovare qualcuno che co-crei il piano d'azione. E di lì la speranza,
l'entusiasmo di intravedere soluzioni, la consapevolezza dei propri talenti, alleati, nemici. Nel mentre ci saranno dei momenti di check. L'importante è imparare ad ascoltarsi, per divenire consapevoli. In fine agire. Perché non basta decidere. Bisogna anche passare all'azione. Solo l'azione ti darà le risposte che cerchi.

3. Quali sono i maggiori ostacoli?
Credo che l'ostacolo più grande siamo noi. Il nostro retaggio culturale, la nostra incapacità di dare ascolto al nostro bambino interiore.

4. Quali sono le possibili soluzioni?
È difficile cambiare il tutto se non inizi a cambiare te stessa. Ed il cambiamento tanto invocato, forse non è come te lo aspetti. Probabilmente comporterà delle scelte non semplici.
Non esiste un'unica soluzione, poiché un diamante è poliedrico ed ogni sfaccettatura rifrange la luce in modo diverso...

5. Qual è la mentalità più vincente per una donna che si inserisce nel mondo del lavoro odierno?
Secondo me l'unica mentalità vincente è la tua. O. Wilde diceva: "Amare se stessi è l'inizio di un idillio che dura una vita.”

Quando ti innamori di te stessa hai successo. È sicuramente rischioso, comporta uscire dalla propria zona di comfort. Tu accetti quel rischio, perché nella parte più profonda di te senti che ciò che accadrà sarà buono per te.
Agirai affinché accada. Attraverso la ricerca di ciò che ti piace, diventi consapevole di cos'è per te il successo.

6. Esiste un modo per evitare le prevaricazioni o la risposta passa per un lungo lavoro collettivo ancora da fare?
Forse, l'unico modo che conosco è dire no. Ma per dire no bisogna essere in grado di riconoscere l'azione prevaricante. Dunque formare ed informare affinché diventino sempre più riconoscibili. Al contempo lavorare sull'autoconsapevolezza. Quando riconosci il tuo valore dire no è più facile e sarà un no forte, sicuro, determinato. Credo che la strada sia ancora lunga; ma l'importante è mettere un mattone sull'altro con la consapevolezza di voler costruire una strada

7. Gender pay gap: In breve, cos'è, quali fattori hanno creato questa spaccatura, cosa potremmo fare per ridurla?
Gender pay gap o “soffitto di cristallo” la prima volta che venne utilizzata questa espressione fu nel 1978 da Marilyn Loden durante un'intervista alla BBC: «Ho sostenuto che ci fosse un "soffitto di cristallo invisibile" fatto di barriere di tipo culturale e non personale che stava facendo il grosso del danno alle carriere delle donne, alle loro aspirazioni e opportunità.»
“Il 24 maggio è l'anniversario dell'espressione ”glass ceiling" ormai usata regolarmente per indicare la segregazione verticale che impedisce alle donne di raggiungere posizioni apicali."
Ad oggi ha assunto anche una connotazione orizzontale che comporta l'esistenza di barriere culturali, sociali, psicologiche; tanto invisibili quanto reali. Queste ledono i diritti delle donne e comportano uno spreco di risorse e talenti. L'effetto si ripercuote inevitabilmente, sul piano economico.
Per provare ad infrangere le barriere credo serva la collaborazione di più attori, occorre progettare dando stabilità, concretezza e lungimiranza. Occorre andare a lavorare sul mindset per scardinare il retaggio culturale che influisce sulle decisioni, anche quelle apparentemente insignificanti.Tipo il percorso di studi perché tutto ciò che è STEM è maschio. Tutto ciò che è accudimento, insegnamento è femmina. Basta guardare le iscrizioni alle facoltà.
Last but not Least potrebbe essere utile una cultura del lavoro più inclusiva.


A cura di Giorgia Campus