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La Lombardia dice no alle carrozze per donne

16 December 2021



Vi ricordate di quella famosa petizione per la carrozza "al femminile"?
Beh, come immaginavamo, la Regione Lombardia ha risposto sostenendosi contraria all'iniziativa.
L'idea è nata dopo l'aggressione subita da due 20enni sulla linea Varese-Milano: molestie e violenza sessuale.

Ora come ora, si spera solo che vengano intensificati i controlli, soprattutto in queste tratte "a rischio". Non è la prima volta che accade un fenomeno del genere.

Effettivamente sarebbe stata una grande sconfitta per noi donne quella di "segregarci" in delle carrozze ad hoc, ma rimane abbastanza ovvio che una soluzione è da trovare e con una certa urgenza.

Per dovere di cronaca, segnalo comunque qualche "caso" in cui è stata applicata una strategia di questo tipo:
1. A Rio de Janeiro avevano inserito dei vagoni 'rosa' della metro dal lunedì al venerdì, dalle 6 alle 9 del mattino e dalle 5 alle 8 di sera, per sole donne. Per gli uomini che entravano, venivano 'gentilmente' invitati a uscire dagli addetti.
2. In Giappone invece sono più di 20 anni che metro e treni sono dotati di carrozze 'rosa' contro i molestatori che palpeggiano le passeggere: nel 2007 solo a Tokyo ci sono stati più di 2mila arresti per molestie.
3. In Malaysia una decina di anni fa c'erano i taxi guidati da donne per donne.

Noi di WinLet ci siamo resi da subito disponibili per contribuire in qualsiasi modo alla sicurezza delle donne e ragazze che si ritrovano ogni giorno a prendere mezzi di trasporto ad orari pericolosi.
Il nostro progetto ha la missione rivoluzionaria di fermare quanti più casi di violenza attraverso l'innovazione e la tecnologia: ci sembra anzi paradossale che non abbiano ascoltato la nostra "voce" in merito.

Riprendendo la richiesta della petizione: «Abbiamo il diritto di usare i mezzi pubblici a qualsiasi ora del giorno senza paura», noi rispondiamo che nasciamo proprio per questo.

Ogni giorno lottiamo per la sicurezza e contro la violenza con il nostro dispositivo innovativo. Il prossimo step? Raggiungere delle campagne di educazione pubblica contro la violenza sulle donne: su questo ci stiamo già lavorando, andando a parlare nelle scuole, facendo delle "interviste" ai ragazzi e compiendo piccole indagini.

Hai idee da proporre? Scrivimi qui.
A cura di Giorgia Campus