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Si dice AssessorA!

10 December 2021

Noi di WinLet lottiamo ogni giorno contro la violenza di genere e per la parità dei diritti, attraverso la sensibilizzazione e l’innovazione con strumenti all’avanguardia.

Troviamo che l’idea di cambiare una semplice targhetta (e in realtà anche la mail istituzionale) da Assessore ad AssessorA sia un vero gesto rivoluzionario. Per questo abbiamo deciso di intervistare Gaia Romani, che ha fatto del linguaggio lo strumento per la battaglia all’inclusione: è proprio una di noi, una #Rivoluzionaria!

Purtroppo ha sollevato molte critiche, tra cui il fatto che sia “un’azione ideologica poco concreta”. Eppure proprio chi muove le critiche non sa che è esattamente con il potere delle parole che si cambia la mentalità e quindi si raggiungono azioni concrete: cosa risponderesti a questa critica?

Innanzitutto tengo molto a dire che le critiche un po’ me le aspettavo, anche se secondo me è stato dato poco risalto al sostegno e supporto che invece abbiamo ricevuto tra molte associazioni che si battono per queste tematiche e amministratrici locali che si impegnano a 360 gradi per la parità dei diritti.

Poi sì, c‘è stato molto benaltrismo (“non è una proprietà”), ma ovviamente chi tiene al tema ha la consapevolezza del fatto che da un lato il linguaggio e la comunicazione plasmi la realtà di tutti i giorni, ma che dall’altro ovviamente non basta solo questo per risolvere il problema della disparità: mi viene da dire che questo è ovvio, ma evidentemente non lo è per chi ha fatto quei commenti.

Il linguaggio è qualcosa che consideriamo “venire dopo”, ma a me interessava rimarcare il “venire prima” contestualmente e abbinato alle altre battaglie. Se “AssessorA” o “MinistrA” suona male è perché non siamo abituati, ma dev’essere rivendicato: il femminile non svilisce e non delegittima la carica o il raggiungimento di un determinato ruolo di potere. Siamo ancora poche e spesso eccezioni, ma proprio per questo bisogna sensibilizzare.
Poi mi sono detta: “se l’ho fatto con molta semplicità e ha suscitato così tante reazioni, vuol dire che era necessario”.

Sei sempre stata molto attiva in politica e hai raggiunto un grande step per la tua carriera, diventando oggi una giovanissima Assessora: pensi che introdurre in politica figure giovani come te, sia un grande passo per l’innovazione? Come incentiveresti le ragazze giovani a farsi una carriera in questo ambito?

Nonostante il risultato elettorale sia certamente importante, non basta avere “tanti voti”… il sindaco Sala ha fatto questa scelta e io ne colgo tutto l’onore e le responsabilità.
Sostengo che sia un po’ un “apri-pista”: non era mai successo che nella Giunta di Comune come Milano una persona di 25 anni e per lo più donna, ricoprisse un ruolo del genere. L’esempio normalizza: se si può a Milano, si può ovunque. È vero, in molti contesti è più complicato accettare e promuovere l’innovazione, l’inclusione e la diversità… ma se in una città così grande si possono valorizzare percorsi ed esperienza, si può fare anche in altri comuni. Al di là del dato anagrafico come concetto di “grandezza” del Comune. “È troppo giovane” non può più essere.
Quindi, se da un lato l’esempio normalizza, dall’altro lato si percepisce proprio questo bisogno di formazione politica. È importante anche la formazione al valore e alla diversità in tutti contesti: sia per un discorso di mindset (“sono consapevole del ruolo, non lo ricopro giusto per”) che di strumenti per affrontare tali sfide (“se oggi ricopro questo ruolo non è solo per impegno personale, ma perché l’ambiente mi ha permesso di formarmi, sentirmi valorizzata ed evitare che il mio genere fosse un ostacolo”).

Al contrario, ti sei mai sentita discriminata per la tua giovane età?

L’Italia non è un Paese facile per le donne e nemmeno per i giovani: se vuoi far politica non avrai vita semplice, ma non ho avuto una vita più difficile di altre giovani donne che si sono affacciate nel mondo del lavoro e nel privato… queste a volte sono esperienze più dure. Per fortuna all’interno delle Istituzioni c’è molta più attenzione alla forma e ai ruoli: in sostanza, è magari più difficile incarnare il ruolo di “stagista” piuttosto che il ruolo che ricopro ora. Quindi rispondo: “non più di altri ambienti”, anche se ovviamente sì, mi è capitato di sentirmi discriminata… ma così come purtroppo accade a tutti noi.
Sicuramente a Milano abbiamo fatto tanto anche da questo punto di vista: abbiamo una Segretaria nel PD, donna di 36 anni, che è molto attenta al tema della valorizzazione femminile (chiaramente il PD a Milano non è quello di altri contesti… le cose vanno di pari passo rispetto a tutti i temi che bisogna affrontare trasversalmente).
Quindi ovviamente porto il mio punto di vista, ma se poi guardiamo i dati ci rendiamo meglio conto del contesto, ad esempio:
* nel pubblico: solo 5,56% di donne come sindache di comuni capoluoghi
* nel privato: il 18% donne in ruoli manageriali
Questo proprio a riprova del fatto che la variabile Milano e il contesto che c’è qui incide fortemente… perché nel resto d’Italia è drasticamente inferiore. A mio parere, incide la difficoltà di avvicinarsi alla politica tra giovani e donne.

Al di là della targhetta, ti sei sempre battuta molto concretamente e in modo attivo per i temi “rosa”, infatti sappiamo che ti sei occupata di pari opportunità e hai pure fondato “Onde Rosa” che si è battuta per la Tampon Tax. Siamo vicine ad una svolta per quanto riguarda la parità dei diritti, anche sul lavoro, o siamo ancora lontani?

Qualche anno fa avrei detto “no, stiamo per tornare indietro” pensando un po’ al periodo storico… ma oggi mi vien da dire che di passi avanti ne abbiamo fatti eccome.
Tra la recente legge di bilancio, il fatto che si stia parlando di violenza di genere come argomento che tocca tutti i rappresentanti politici di tutti i partiti e l’approvazione sulla parità salariale… di passi avanti ne stiamo facendo!
Insieme a questo si aggiungono tutte le altre battaglie importanti: nulla è scontato!
Ad esempio, nella mia esperienza con Onde Rosa per la battaglia contro la Tampon Tax, ricordo che dopo l’approvazione della riduzione al 10%, se ne parlava su tutti i giornali. Io ero felice di questo proprio perché non è solo un abbassamento economico, ma un vero e proprio dibattito che ha interessato il tema di giustizia sociale, la salute.
Poi ci sono passi avanti anche grazie alla rappresentanza femminile in Parlamento, che sì, rimangono sempre 1/3, ma meglio di prima.
Non siamo ancora al traguardo e non abbiamo raggiunto gli obiettivi, soprattutto se penso al poco riconoscimento economico sulla donna a cui viene attribuita totalmente la cura dei figli senza un sostegno concreto, se penso a quante donne abbandonino il lavoro per accudirli… o la rinuncia ai ruoli di responsabilità proprio per questi motivi.

Oltre a questo c’è molto lavoro da fare proprio sulla tutela e protezione della donna, soprattutto al momento della denuncia.

109 è il numero di donne vittime di femminicidio quest’anno: leggere l’elenco di TUTTE le donne, una ad una, è impressionante… non sono solo numeri ed è un elenco che non si ferma se non si agisce concretamente. Il 40% delle vittime avevano mosso denuncia e nonostante questo sono state ammazzate.

Una frase che mi colpisce sempre molto e mi fa piacere leggere spesso sui social è “non proteggere tua figlia, educa tuo figlio”… questo perché la sicurezza e la prevenzione sono importantissime, ma di pari passo ci deve essere l’educazione.


Ringraziamo l'AssessorA Romani per le battaglie e i principi che porta avanti per tutte noi. Fiere di avere una #Rivoluzionaria come lei al fianco della nostra community!

A cura di Giorgia Campus